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Rapporto ISPRA: Isola d’Elba e Arezzo, due casi giudiziari per danno ambientale

Foto da Rapporto ISPRA.
Foto da Rapporto ISPRA.
Primo resoconto nazionale biennio 2017-2018. All’Elba dispersione in mare di materiali utilizzati nel ripascimento, in provincia di Arezzo emissioni in atmosfera oltre la norma.

 

ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) ha presentato il 17 ottobre alla Camera dei Deputati il primo rapporto sull’azione dello Stato in materia di prevenzione e riparazione del danno ambientale per il biennio 2017-2018. Si definisce danno ambientale – spiega l’agenzia – “un deterioramento significativo e misurabile, provocato dall’uomo, ai suoli, alle specie, agli habitat e alle aree protette, alle acque superficiali (fiumi, laghi, mare) e sotterranee”.

Per la prima volta in Italia si fornisce un resoconto nazionale delle istruttorie tecnico-scientifiche aperte da ISPRA e dal Sistema nazionale di protezione dell’ambiente (SNPA) nel biennio 2017-2018 su incarico del ministero dell’Ambiente. Su 240 incarichi, 30 sono i casi di sussistenza accertata; di questi 22 sono casi giudiziari e 8 extra giudiziari.

Per la Toscana i casi giudiziari sono due. Il primo riguarda un’area naturale dell’Isola d’Elba. Dagli esiti dell’istruttoria risulta la dispersione in mare, con conseguente intorbidimento delle acque e deposizione sui fondali, di materiali fini utilizzati nel ripascimento con impatti sull’habitat marino e parziale distruzione della prateria di Posidonia. Gli esiti dell’istruttoria prevedono, per la riparazione primaria, il risarcimento dei costi sostenuti dallo Stato per ulteriori interventi di ripascimento nello stesso arenile. La riparazione compensativa prevede, informa una nota dell’agenzia, “interventi di valore tale da compensare la perdita temporanea dei servizi ecosistemici dalla prateria di Posidonia danneggiata”.

Il secondo caso giudiziario in provincia di Arezzo riguarda un impianto industriale. Si parla di emissioni in atmosfera di un impianto di recupero e smaltimento tramite combustione di rifiuti in quantitativi superiori a quelli previsti nelle procedure di compatibilità ambientale. L’istruttoria ha dimostrato che sono state prodotte emissioni in atmosfera superiori a quelle attese e autorizzate, con effetti sulla qualità dell’aria. La riparazione compensativa prevede, informa ISPRA, “interventi su altre fonti emissive nello stesso territorio per ridurre il relativo carico di inquinanti di una quantità pari al carico emissivo in eccesso”.

Fonte: ISPRA

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