Ecosistema

Trovata l’oasi protetta che salverà dallo sterminio i mufloni dell’Elba

mufloni
Una parte degli animali saranno accolti dal Centro Recupero Animali Selvatici della Maremma. Ci sono voluti due anni di lavoro ma alla fine ce l’abbiamo fatta.

 

di Alessandro Torlai
presidente associazione Irriducibili Liberazione Animale

ISOLA D’ELBA (Li) – Da due anni ci stiamo occupando dei mufloni dell’isola d’Elba, un problema che trova origine negli anni ’70, quando alcuni benpensanti per il loro divertimento, appoggiati da qualche amministrazione pubblica, ebbero l’idea di trasferire i mufloni sull’isola. Probabilmente all’epoca dei fatti non era vietato.
Lo scopo era quello di poter praticare l’attività venatoria senza andare sulla terraferma, incuranti dei problemi che una specie introdotta provoca in un ambiente estraneo. Ma di questo ai cacciatori poco interessa, a loro basta sparare e divertirsi a uccidere animali perché questo è la caccia, non uno sport come qualcuno a volte erroneamente dice.

Nel CAART (Coordinamento Associazioni Animaliste Regione Toscana) la LIDA Firenze ci avvertiva di cosa stava avvenendo sull’isola d’Elba, eradicazione dei mufloni e deportazioni nelle Aziende Faunistico Venatorie, aziende private dei cacciatori dove gli animali non hanno scampo.
Insieme al portavoce del Coordinamento decidiamo di provare a salvarne il maggior numero possibile; l’isola è divisa in due, da una parte i cacciatori che “gestiscono” la fauna, dall’altra l’ente Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano che prova a eradicare i mufloni. Prendiamo contatti e il Parco in un primo momento si rende disponibile a incontrarci e poi a sottoscrivere un accordo con il quale abbiamo la possibilità di salvare alcuni esemplari.

Per noi un grande risultato, forse senza precedenti, abbiamo l’accordo per salvarli ma dove portarli? È stata una lunga ricerca anche perché, come l’ISPRA ci ha indicato, servono terreni adeguatamente grandi e recintati in maniera tale da non far scappare questi animali, un problema non indifferente per noi.
Servivano migliaia di euro per le recinzioni perché terreni già pronti non li abbiamo trovati, da qui la decisione di avviare una raccolta fondi per sostenere la causa. Sapevamo che non era un argomento di comune sentire per il mondo animalista, quando si parla di cani e gatti appare più facile raccogliere soldi, ma non ci siamo persi d’animo e la nostra voglia di salvarli è stata più forte di qualsiasi altro pensiero.

La svolta arriva con il Centro Recupero Animali Selvatici della Maremma di Semproniano (GR) gestito da Marco Aloisi, che si è reso disponibile ad accogliere i mufloni. A questo punto avevamo risolto tutto, quanto raccolto con le donazioni lo useremo per gli spostamenti e il loro mantenimento.
Adesso attendiamo che le catture portino ad avere i mufloni e a breve inizieremo i trasferimenti nell’oasi dove questi animali vivranno in pace, senza il mirino dei cacciatori puntato contro.
Ci sono voluti oltre due anni di lavoro ma alla fine il risultato è stato raggiunto: liberare i mufloni da morte certa per mano dei cacciatori. Ne salveremo alcuni, non tutti, abbiamo fatto il possibile per i 13 che trasferiremo e valuteremo, una volta terminato lo spostamento, se ci sarà modo di salvarne altri.

Ringrazio le associazioni che, oltre a noi Irriducibili Liberazione Animale, hanno sostenuto la raccolta fondi e hanno creduto che si potesse raggiungere questo risultato: ENPA, Gabbie Vuote, LIDA Firenze, Pro Animals, e le singole persone che hanno donato, il portavoce del CAART Stefano Corbizi, Piero Genovesi dirigente ISPRA che ha appoggiato il progetto e ci ha dato le indicazioni sui luoghi di trasferimento, il Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano che per la prima volta ha optato per una soluzione diversa, segno forse che i tempi stanno cambiando. Attendevamo un aiuto da parte della Regione Toscana, purtroppo in oltre due anni di dialogo non abbiamo ottenuto niente.
Rimaniamo con la speranza che quanto siamo riusciti a concludere possa servire da esempio ad altri enti, salvare gli animali si può ma bisogna volerlo.

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