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Depurazione in Toscana, rilevate violazioni e irregolarità in un impianto su tre

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Arpat rende noti gli esiti dei controlli eseguiti nel 2022 sull’84% degli impianti. I problemi legati per lo più alla gestione fanghi e al trattamento dei rifiuti. 

 

di Gabriella Congedo
11 ottobre 2023

Un terzo dei depuratori toscani di acque reflue non ha tutte le carte in regola, con irregolarità più o meno gravi. Il record negativo appartiene alla provincia di Grosseto (irregolarità nel 58% degli impianti controllati) seguita da Pisa, Massa Carrara e Prato.
È quanto emerge dai controlli eseguiti nel 2022 da ARPAT, l’Agenzia Regionale di Protezione Ambientale, che ha controllato lo scarico finale di 169 impianti di depurazione di reflui urbani con potenzialità maggiore di 2.000 AE (abitanti equivalenti) su un totale di 200 impianti esistenti in Toscana (84%). Si tratta di controlli annuali che servono a verificare l’adeguatezza ed efficienza dei trattamenti e l’impatto dello scarico sui fiumi, torrenti e fossi in cui finiscono le acque depurate.

Dalle ispezioni sono emerse 89 irregolarità che hanno interessato 55 impianti, il 33% del totale. Le violazioni contestate si sono tradotte in 75 sanzioni amministrative e 14 di tipo penale con comunicazioni di notizie di reato (queste ultime erano 9 nei controlli relativi al 2021). Una situazione che Arpat definisce più o meno in linea con quanto riscontrato negli anni passati” e abbastanza soddisfacente ma con alcuni problemi da risolvere, come la gestione dei reflui e la capacità depurativa residua.

La provincia con la percentuale più alta di impianti con irregolarità è quella di Grosseto (58%), seguita da Pisa, Massa Carrara e Prato (50%) e Lucca (45%). In termini assoluti le province che registrano il numero più alto di irregolarità sono Pisa (29), Lucca (19) e Grosseto (11).

Gli impianti di dimensioni più grandi sono quelli con il maggior numero di irregolarità penali che per la maggior parte si riferiscono alla gestione e quantità di rifiuti. Nella tabella in basso fornita da Arpat si vede la distribuzione di sanzioni amministrative (SA) e comunicazioni di reato (CNR) negli impianti dei 14 gestori interessati dal controllo nel 2022.

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Quanto all’attività analitica l’agenzia ha analizzato 535 campioni trovandone 101 non conformi (19%) distribuiti in 51 impianti. Le province con le percentuali più alte di campioni non conformi sono Pisa (47%), Grosseto (31%), Pistoia (21%), Siena e Lucca (19%). I parametri superati con maggior frequenza sono solidi sospesi e BOD5 (acronimo dell’inglese Biochemical Oxygen Demand), seguiti da Escherichia coli. Più limitati i superamenti di COD (Domanda chimica di ossigeno, un indicatore dell’inquinamento idrico), azoto ammoniacale, nitroso e nitrico, seguiti da zinco, rame, alluminio e ferro.

Un discorso a parte ARPAT lo riserva alla provincia di Pisa dove i depuratori – gestiti dai consorzi Cuiodepur e Aquarno – sono prevalentemente al servizio dell’industria conciaria e hanno, come si può immaginare, ben altri carichi inquinanti da smaltire.
I dati di tutte le analisi confluiscono nella Banca dati Urban Waste Water e si possono consultare sul sito Web dell’Agenzia.

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