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Emergenza cinghiali, Coldiretti Toscana: l’agricoltore con licenza possa sparare

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Il presidente Filippi: “La misura è colma e la pazienza degli agricoltori finita. Adesso azioni eclatanti e autonome contro la fauna selvatica”.

 

di Iacopo Ricci

Se dagli enti pubblici non arriveranno risposte concrete e soprattutto veloci gli agricoltori saranno costretti a fare da sé. Coldiretti Toscana, sommersa dalle segnalazioni degli associati sui danni provocati dagli animali selvatici – cinghiali e piccioni in primis – lancia una richiesta che farà discutere: consentire agli agricoltori in possesso di licenza di caccia, trascorse 36 ore dalla richiesta d’intervento, di poter “intervenire direttamente sul proprio fondo con tutti i mezzi previsti dalle azioni di controllo” oppure, per chi non ha la licenza, poter delegare una guardia volontaria o un cacciatore abilitato.

Un provvedimento simile è stato adottato quest’anno dalla Regione Umbria, dove ha naturalmente sollevato le proteste degli animalisti. Si tratta però, spiega Coldiretti, di una procedura prevista fin dal 1992 dalla legge quadro sulla caccia, la 157, a tutela delle produzioni agricole.

È un vero e proprio ultimatum quello di Coldiretti Toscana, che annuncia azioni eclatanti e autonome contro l’emergenza fauna selvatica se non arriveranno risposte urgenti.
“La misura è colma – tuona il presidente Fabrizio Filippi. – Alla vigilia delle semine primaverili avevamo chiesto con forza la ripresa degli interventi di controllo delle specie dannose per l’agricoltura. E’ arrivata una prima ma insufficiente risposta nell’ordinanza del presidente Rossi che autorizzava gli interventi degli agenti volontari, una misura apprezzabile ma carente. A distanza di quasi un mese riceviamo tutti i giorni denunce da ogni parte della regione per i cinghiali e i piccioni che devastano le coltivazioni”.

Secondo le stime di Coldiretti i cinghiali in Toscana sarebbero più che raddoppiati negli ultimi dieci anni arrivando alla bellezza di 450 mila: almeno 20 cinghiali per ogni 100 ettari di territorio, uno per ogni pecora, 4 per ogni maiale e 6 per ciascun bovino.
“Una situazione – lamenta Coldiretti Toscana – che costringe ormai le aziende a lasciare i terreni incolti, stravolgendo l’assetto produttivo delle campagne”.

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