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Fotografia, Marco Cappelletti testimone del disboscamento nel Chianti

Foto di Marco Cappelletti.
Foto di Marco Cappelletti.

Qui la selvicoltura è presente fin dalla notte dei tempi ma con il cambiamento climatico ogni nuovo taglio boschivo potrebbe essere anche l’ultimo.

 

di Marco Cappelletti
5 novembre 2022

GREVE IN CHIANTI (Fi) – “L’ultimo taglio” è il titolo della mostra fotografica che l’artista grevigiano espone alla Casa del Popolo e al Circolo MCL di Greve in Chianti. Le sue foto saranno anche al Museo della Biodiversità di Monticiano in occasione del convegno sulle foreste organizzato dal Wwf. Per l’occasione ci racconta brevemente  il suo amore profondo per la natura e i boschi del Chianti che lo hanno aiutato a crescere come uomo e fotografo.

Nell’immaginario collettivo il Chianti appare come una posa di colline morbide coperte da vigneti e disseminate di antichi casolari in pietra chiara. In realtà questa immagine è parziale e per lo più sbagliata. C’è bosco, molto bosco, anzi, il bosco è una parte prevalente del Chianti: querce, carpini, cerri, castagni, douglasie e altre specie di minore presenza ma non importanza che hanno quasi sempre garantito nei secoli, anche attraverso una cura umana di carattere “artigianale”,  il buon funzionamento del complesso sistema ambientale che protegge la presenza umana.

La realtà forestale del Chianti è storicamente una realtà totalmente selvicolturale, ovvero: la totalità dei boschi che abbiamo attorno sono sì un prodotto antico ma anche artificiale. Una parte dei boschi deve la sua esistenza alla piantumazione, l’altra alla selezione e alla manipolazione di foreste presenti da sempre.

Un lavoro di secoli che con metodo lungimirante, clima adeguato e gestione estremamente controllata ha potuto mantenere le nostre foreste discretamente sane garantendo anche diffuso benessere e sicurezza. Ma il clima è cambiato, ed è un dato scientifico inopinabile che esso si evolverà in una direzione per noi negativa.

La domanda umana rivolta a questi boschi è cambiata e l’attuale urgenza energetica non lascia sperare in un futuro contenimento del loro consumo. Il metodo selvicolturale è cambiato, l’avvento dell’efficienza produttiva industriale che si avvale di macchine pesanti e sempre più veloci, in assenza della sorveglianza necessaria alle particolarità del momento, compromette gravemente le caratteristiche delle coperture verdi fino anche a minacciarne la futura continuità.

Il bosco è molto di più di una scelta tra un valore estetico e uno economico. È indispensabile riflettere, capire l’importanza della qualità e della quantità di massa verde che va a coprire le pendici delle nostre terre. È necessario informarsi e documentarsi su cosa sia luogo comune e cosa dato scientifico. È indispensabile conoscere i rischi ai quali ci sottoponiamo ignorando, come in questo momento stiamo facendo, la complessa fragilità degli ecosistemi.

La selvicoltura è stata in ogni centimetro di bosco del Chianti presente e attiva fin dalla notte dei tempi ma bisogna pur sapere e considerare, che con l’attuale certezza della mutazione climatica, questo taglio di adesso che potete vedere dalle immagini potrebbe in molti casi essere anche “l’ultimo taglio”.

Marco-Cappelletti-fotografia-Toscana-ambienteMarco Cappelletti è nato nel 1970 a Greve in Chianti. Si autodefinisce fotografo e autoriparatore, un “fanatico” ambientalista difensore della natura e dei boschi. Figlio di mezzadri del Chianti, ha sviluppato la sua sensibilità ambientale da ragazzo vivendo il periodo della mezzadria e sviluppando il senso dell’identità locale e del bene collettivo.

 

 

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