Urbanistica

La maledizione del Superbonus, perché un sistema che funzionava si è inceppato

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Crediti fiscali bloccati, ditte edili a un passo dal fallimento. Come è potuto accadere? Eppure sembrava andare tutto per il meglio.

 

di Lorenzo Somigli
21 dicembre 2022

Quella del Superbonus è una situazione paradossale con vette di assurdità elevate anche per lo standard italiano: ditte edili che lavorano e hanno cantieri aperti a un passo dal fallimento per i crediti incagliati e uno Stato che ha spinto per l’incentivo, incassato grazie ai lavori e che poi fa marcia indietro lasciando la prima filiera italiana sull’orlo del baratro. Eppure, i benefici del Superbonus sono evidenti: lato economico, ambientale ed energetico. Allora perché tutto questo?

Può il costruttore trovarsi d’accordo con l’ambientalista? Può, eccome. Anche perché il costruttore si è reso conto che la partita vera in un territorio già saturo è riqualificare, l’ambientalista ha realizzato che non si può dir di no a tutto, a prescindere, specialmente quando si tratta di nuove fonti di energia. Il punto di caduta è stato l’incentivo per l’efficientamento energetico – utile a sostenere anche il passaggio verso le rinnovabili – e contro il rischio sismico, male atavico e irrisolto, ovverosia il Superbonus. Può chi non ha mai lavorato così tanto, per lo meno nei dieci anni precedenti ovvero dalla grande crisi, essere sull’orlo del fallimento? Purtroppo, sì. Più croce che delizia è lui: il Superbonus.

Gli obiettivi del Superbonus

Ricapitolando brevemente, il Superbonus è (era) un incentivo statale che, a mezzo di un complesso meccanismo di cessione del credito, copre tutta serie di interventi volti all’ammodernamento e alla riqualificazione degli immobili, primariamente privati e a seguire anche pubblici. Gli interventi ammessi, tra gli altri, sono il cappotto termico o la sostituzione dei sistemi di riscaldamento, quindi le pompe di calore rispetto alle caldaie, o ancora l’istallazione dei pannelli solari, interventi alcuni trainanti ovvero principali e altri accessori detti trainati.

È bene tener presente che il patrimonio edilizio italiano, intendendo non solo edilizia privata ma anche edilizia residenziale pubblica, immobili pubblici e fabbricati industriali, è ampiamente vetusto, le emissioni ancora molto alte al pari dei consumi energetici, la presenza di abusi edilizi (su cui meriterebbe di aprire una riflessione orientata alla soluzione) frequente. In parallelo, dalla pandemia, i costi dell’energia sono andati lievitando fino all’esplosione degli ultimi mesi. Nel settore dell’edilizia, prima filiera italiana, è maturata la scelta di orientarsi verso un consumo di nuovo suolo minore o talvolta zero.

Consumare meno, riscaldarsi con poco, inquinare meno, risparmiare ma anche elevare la qualità degli immobili. Il Superbonus si era dimostrato perfetto nel raccordare le varie esigenze: crescita economica e occupazionale, efficientamento energetico, riqualificazione immobiliare, con migliorie sul piano dell’abitabilità, del valore di mercato e della riduzione della CO2, come conferma una ricerca del 2021 dell’Ufficio Studi Gabetti su un campione di 138 condomini [1].

Come il sistema si inceppa

Dopo essere stato un propellente perfetto per un nuovo sviluppo economico e occupazionale, ampiamente confermato dai dati sull’apporto del settore delle costruzioni al Pil [2], rappresenta oggi la prima ragione di crisi del settore edile. Tutto si deve, non tanto al Superbonus in sé, che ha messo d’accordo tutti ed è stato elogiato in Italia e anche in Europa, ma ai crediti connessi all’incentivo che sono fermi nei cassetti fiscali.

Al netto dei tentativi di truffe, su cui c’è stata una profonda campagna di disinformazione [3], i problemi dietro al blocco del circuito del credito possono essere diversi: il contesto macroeconomico (come dicono quelli bravi), i rincari delle materie prime edili [4], l’ingresso nel mercato di molte ditte novelle, donde i tentativi (tentativi!) di truffe. Prima ancora di questi epifenomeni c’è stata una scelta: una finestra temporale molto ristretta, tenendo conto dei tempi dell’edilizia e dei cantieri, che ha portato a una “corsa al bonus” dunque a parcelle piene, a rincari dei materiali per scarsità e carenza di manodopera e dunque alla corsa al credito. Tutto ciò, più semplicemente, si chiama bolla. Non quella dei tulipani.

Si possono fare molte considerazioni su quanto sia profittevole affidarsi allo Stato e/o lavorare con le sue plurime articolazioni – vedi alla voce pagamenti della Pa – oppure su quali interventi possano essere più utili per le case degli italiani, insomma, se convenga e se sia veramente confortevole vivere in spazi coibentati, oppure ancora se i bonus sono un concetto economico valido visto che vanno a creare un lavoro sussidiato per sua natura antieconomico, fatto è che lo Stato italiano aveva promosso e puntato, in continuità tra Conte bis e Draghi, sul Superbonus, ampliandone la platea e rimuovendo ogni tipo di paletto.

Da quasi un anno, in continuità tra Draghi e Meloni (almeno nelle primissime battute del governo di Destra-Centro), il governo ha ristretto le maglie di accesso all’incentivo, complicando con modifiche in serie e spiccatamente ostative non solo tutto l’iter autorizzativo (già di per sé severo) ma soprattutto la cessione dei crediti fiscali ora drammaticamente fermi. Il clima di sfiducia derivante e le richieste spesso capziose – vedi alla voce video asseverazioni [5] – stanno facendo il resto. Eppure, nonostante questo, l’interesse non diminuisce, come testimoniano i dati mensili di ENEA [6].

Considerazioni finali

Ammesso che la transizione energetica ed ecologica, percorsi obbligati vista l’era di scarsità in cui è entrato il mondo, e la riduzione delle emissioni siano, al netto degli orpelli retorici, obiettivi concreti e non negoziabili, come ha ribadito anche il Governo italiano alla Cop27 in Egitto, non sembra aver molto senso perdere uno strumento che si è dimostrato, con tutte le dovute correzioni, coerente.
La sostituzione delle basi energetiche di una società e il passaggio a un modello sostenibile, in una società abituata al calore del gas e al sollazzo dei consumi, sono processi storici non privi di storture, con elevati costi sociali. Processi da assecondare, accompagnare ma anche correggere.
Oltre al porsi il problema del rispetto e della tutela per tutti coloro che hanno investito e che spesso hanno cantieri a metà e/o crediti fiscali fermi, insomma, in un Paese dove fioriscono bonus per tutto e il contrario di tutto, bisognerebbe riconoscere la bontà di uno dei pochi strumenti che ha reso meno traumatico il passaggio al mondo di poi. È la differenza tra governare i processi ed esserne solo trascinati.

Note

  1. Imprese edili, “Il Report 2021 Gabetti sull’efficientamento energetico del patrimonio immobiliare residenziale” – 08/02/2021
  2. Tekneco, “Edilizia in Italia, contributo importante per la crescita del Pil in Italia nel 2022” – 28/10/2022
  3. Lavori Pubblici, “Superbonus 110%: un Report da quattro soldi” – 31/05/2022
  4. Quifinanza, “Edilizia, materiali fuori controllo: ecco i più cari” – 07/08/2022
  5. Ediltecnico, “Rete Professioni Tecniche deposita esposti contro le video asseverazioni Superbonus” – 15/11/2022
  6. Efficienza energetica ENEA, Report dati mensili, 30/11/2022

Altre risorse consultate

  1. Efficienza energetica ENEA, “Energia: ENEA, quasi 24 miliardi di euro di investimenti con ecobonus e superecobonus 110% nel 2021” – 14/12/2022

Lorenzo-Somigli

 

Lorenzo Somigli 

Giornalista pubblicista e ufficio stampa per associazioni, fondazioni, aziende.
Collabora con riviste e centri studi italiani e internazionali.
Da collaboratore parlamentare, segue anche i lavori dell’VIII Commissione alla Camera.