Mobilità

La mobilità sostenibile? È ancora un sogno. Record di autovetture in Italia nel 2021

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Allarme Ispra: “Inquinamento acustico e atmosferico ben oltre i limiti imposti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità”.

 

di Iacopo Ricci
1 novembre 2022

Si fa un gran parlare di mobilità sostenibile e green ma la realtà ci racconta tutta un’altra storia. In Italia il parco auto cresce costantemente: a fine 2021 è stata raggiunta la quota record di quasi 40 milioni di autovetture (fonte ACI). Non va meglio nel resto d’Europa: tutti i 27 Stati hanno visto crescere nel tempo il loro parco auto fatta eccezione per la Bulgaria. Nel vecchio continente ne circolavano 250 milioni a fine 2020.
Insomma l’auto privata continua a essere la prima scelta per gli spostamenti casa/scuola o casa/lavoro. Con le conseguenze negative che ben conosciamo, a cominciare dall’aumento delle emissioni di gas inquinanti e climalteranti e di polveri sottili.

A lanciare l’allarme è ISPRA, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, che alcuni giorni fa ha fatto il punto nel convegno “La mobilità sostenibile nelle aree urbane: la situazione attuale e le prospettive future”.

La frazione della popolazione europea esposta a livelli di inquinati superiori ai limiti vigenti, spiega l’ente governativo, è del 34% per l’ozono (O3) e del 4% per il biossido di azoto (NO2). Se però andiamo a considerare i limiti imposti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, notoriamente più stringenti di quelli europei, le medesime percentuali schizzano al 94% per l’esposizione a NO2 e al 99% per l’O3.
Impressionanti gli effetti sulla mortalità: nel 2019 l’Agenzia Europea dell’Ambiente (AEA) ha attribuito 307.000 morti premature all’esposizione di particolato PM2.5, 40.400 all’esposizione cronica di NO2 e 16.800 all’ozono.
Preoccupanti anche gli effetti del traffico intenso sugli incidenti mortali, tuttavia in Europa si è riusciti a far diminuire i morti sulle strade fino al 2013. Da quell’anno in poi la situazione è più o meno stazionaria.

C’è poi l’inquinamento acustico da non sottovalutare: ancora l’Agenzia Europea dell’Ambiente ha stabilito che oltre il 20% della popolazione europea è esposto a livelli di rumore durante il giorno e la notte superiori ai 55 decibel (soglia di segnalazione stabilita dalla direttiva sul rumore ambientale dell’UE) a causa del traffico stradale.

Per invertire la tendenza diverse città italiane, a cominciare dalle città metropolitane, si sono dotate di un Piano Urbano della Mobilità Sostenibile (PUMS), le cui linee guida sono state definite nel 2017 dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Il PUMS è un documento strategico che ha lo scopo di orientare e pianificare nel medio-lungo periodo le politiche di mobilità cittadine in maniera più sostenibile e integrata. Ferme restando le linee guida, ogni città può adattarlo alle proprie esigenze.

Sempre nel 2017 il ministero dell’Ambiente ha bandito un “Programma sperimentale nazionale di mobilità sostenibile casa scuola casa lavoro” con il quale sono stati cofinanziati 82 progetti di mobilità sostenibile proposti da altrettanti Comuni o insieme di Comuni che superassero la soglia minima di 100.000 abitanti. Le opere cofinanziate vanno dai progetti di sharing mobility alle infrastrutture per la mobilità dolce, dai buoni mobilità per i trasporti agli incentivi per gli acquisti di biciclette.

Gli effetti di queste nuove politiche di mobilità urbana si dovrebbero vedere nel tempo. La sfida è riuscire a ridurre drasticamente il numero dei veicoli a motore in circolazione. In caso contrario la mobilità sostenibile rischia di essere solo un vuoto esercizio retorico.