Rifiuti e riciclo

Quella doppia sporca dozzina di prodotti non riciclabili

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Sono il 15% del totale dei rifiuti. Ma ridurli è possibile. Il punto sulla campagna del Centro Ricerca Rifiuti Zero del Comune di Capannori, Zero Waste Italy e Associazione Ambiente e Futuro per Rifiuti Zero

 CAPANNORI (LU) – Rossano Ercolini di Zero Waste Italia fa il punto sulla campagna “La doppia sporca dozzina” contro i prodotti non riciclabili, lanciata nell’agosto del 2016, con il coinvolgimento del Centro Ricerca Rifiuti Zero del comune di Capannori, Zero Waste Italy e l’Associazione Ambiente e Futuro per Rifiuti Zero.

Attuando i primi 7 passi del percorso Rifiuti zero (RZ), sostiene Ercolini, le comunità possono arrivare a risolvere fino all’85% del problema rifiuti, trasformandoli in risorse con la pratica della raccolta differenziata porta a porta, le isole ecologiche e i Centri per la Riparazione e il Riuso (per abiti, scarpe, borse, mobili, elettrodomestici, computer ecc.). Il resto, e cioè quel 15% circa che “rimane sullo stomaco del sistema di di-gestione degli scarti”, va reso ben visibile e studiato, attraverso la realizzazione dei Centri di Ricerca RZ.

Ridurre è la parola chiave; anche l’Unione Europea, nella sua piramide sulla gestione dei rifiuti, mette al primo posto la riduzione.
Ma come è possibile diminuire il numero di rifiuti non facilmente riciclabili? Ercolini suggerisce due strade: la prima è sensibilizzare le persone agli acquisti consapevoli, la seconda, maggiormente incisiva e su cui puntare con forza, è quella della ri-progettazione industriale di beni e prodotti, principio alla base dell’economia circolare, e la Responsabilità estesa del Produttore, che spesso è rappresentato da grandi imprese multinazionali.

Secondo gli studi del Centro Ricerca Rifiuti Zero del comune di Capannori, Zero Waste Italy e l’Associazione Ambiente e Futuro per Rifiuti Zero, sono 24 prodotti denominati, appunto, “la doppia sporca dozzina”, si tratta di:

  • pannolini, pannoloni e assorbenti femminili
  • cotton fioc
  • accendini mono uso
  • tubetti di dentifricio e spazzolini da denti
  • figure adesive
  • scontrini fiscali
  • capsule e cialde per il caffè monoporzionato
  • appendini in plastica
  • CD, Floppy disk
  • chewingum
  • rasoi usa e getta
  • mozziconi di sigarette
  • stoviglie usa e getta
  • penne a sfera e pennarelli
  • guanti in lattice monouso
  • salviette umidificanti
  • cerotti per medicazione
  • nastro adesivo
  • carta carbone e carta forno
  • carta plastificata
  • tovaglie e tovaglioli in tessuto non tessuto (TNT)
  • carte di credito, bancomat e tessere plastificate
  • lettiere sintetiche per gatti e altri animali domestici

Vediamo, nel dettaglio, alcuni di questi prodotti e le loro possibili alternative in commercio.
Assorbenti femminili, pannolini e pannoloni – Rappresentano circa il 25% del totale dei rifiuti urbani residui (RUR) e quindi una delle voci più importanti per abbattere la produzione di rifiuti difficilmente riciclabili.
Per gli assorbenti esistono alcune alternative. In commercio si trovano quelli biodegradabili da gettare nell’organico (ma non nell’auto-compostaggio in quanto richiedono un trattamento negli impianti industriali di compostaggio).
Per i pannolini l’alternativa più efficace rimane il pannolino lavabile che, però, per essere sufficientemente comoda andrebbe integrata con un servizio di lavanderia a un costo ragionevole, se le famiglie non intendono farlo da sè. Si potrebbe pensare, per esempio, a un servizio di lavanderia negli asili nido facendolo, magari, gestire da una cooperativa sociale.
Più complicato è il problema dei pannoloni, per i quali risulta utile fare i conti con lo “stato dell’arte”, ovvero con tutte quelle tecnologie in grado di riciclare questi rifiuti evitando così la produzione di una mole di scarti destinati solo ad essere smaltiti.

Cotton fioc – Le alternative a quelli non riciclabili, spesso scaricati nel water e quindi corresponsabili dell’inquinamento da plastiche nei mari, ci sono; ne esistono di vegetali e anche in plastica biodegradabile.cotton fioc

Accendini mono uso – Si può fare a meno degli accendini usa e getta utilizzando quelli ricaricabili (USB). Certo, all’inizio costano di più ma possono durare molto a lungo.

Spazzolini da denti – Ne esistono di canna di bambù interamente biodegradabili (e auto compostabili) come esistono quelli in cui si può sostituire solo la parte a contatto con i denti, ovvero la testina consumata.spazzolino

Tubetti di dentifricio – Esiste il dentifricio in pastiglie in confezioni di vetro/carta e quindi riciclabili. Interessante e simpatico anche prodursi in proprio il dentifricio. Ovviamente, questo per i più motivati e coerenti.

Figurine adesive – È possibile ridurre o evitare di ricorrere agli adesivi (le figurine adesive non possono essere riciclate perché plastificate). Tra le altre soluzioni, quella dell’album prodotto dal WWF nel quale si sistemano le figurine non plastificate negli appositi angoli “a incastro”.

Scontrini fiscali di carta termica – Quelli attuali sono fatti di carta chimica non riciclabile (vanno messi nell’indifferenziato). Dal 1996 se ne prevede la dismissione e un sistema alternativo che mantenga tutte le caratteristiche tese a evitare le evasioni fiscali. Purtroppo il loro utilizzo continua.

Capsule e cialde per il caffè monoporzionato – Questo caso studio è certo il più famoso lanciato nel 2010 dal CRRZ che ha portato alcune importanti marche di caffè, ma anche la grande distribuzione a produrre sistemi in plastica biodegradabile. La battaglia non è vinta ma sono stati fatti dei passi nella giusta direzione.

Appendi abiti (in plastica) – A differenza di quelli in ferro, che possono essere conferiti nelle isole ecologiche (i metalli sono ben remunerati), quelli in plastica, dopo una circolare di COREPLA (che li riconosce parte dell’imballaggio), possono essere gettati nel multi-materiale. Così la doppia sporca dozzina fortunatamente perde un membro che nessuno rimpiange.

CD–DVD – Ora sappiamo che possono essere facilmente riciclati. Il CD è in policarbonato e i DVD in PVC. Ma il problema purtroppo non si risolve perché, se queste possibilità tecniche di riciclo sono disponibili, le utenze domestiche non sono informate sulla necessità di conferire questi prodotti nelle isole ecologiche (in alternativa al loro smaltimento). Una buona idea potrebbe essere quella di fornire i negozi di dischi e tutte le scuole di appositi contenitori dove buttare i vecchi CD.

Gomme da masticare – Esiste un’unica gomma biodegradabile disponibile grazie al mercato equo e solidale.

Rasoi usa e getta – Oggi si tende a promuovere soluzioni commerciali che moltiplicano il numero delle prestazioni di un’unica lametta. Meglio, sempre, la testina ricaricabile.rasoio

Mozziconi di sigarette – Meglio non fumare! Comunque per la normativa vigente i mozziconi devono essere raccolti attraverso sistemi diffusi dai Comuni e gli abbandoni vanno sanzionati con multa. Talvolta all’abbandono della cicca corrisponde l’abbandono in strada del pacchetto, che invece è perfettamente riciclabile essendo di cartoncino e foderato all’interno con carta stagnola.

Stoviglie usa e getta – I Comuni possono fare tanto, per esempio usare nelle mense pubbliche solo piatti di ceramica e normali posate e dotare le strutture di lavastoviglie.
In feste, sagre e simili, si può, nell’ordine, usare la cellulosa della canna da zucchero (piatti, bicchieri ecc. completamente compostabili e auto compostabili), contenitori realizzati con foglie di palma e solo in ultimo le bio plastiche. Occorre, in proposito, che i consigli comunali adottino specifici regolamenti modulando con incentivi e disincentivi il ricorso alle buone pratiche.

Penne e pennarelli – I bambini a scuola ne consumano in quantità notevoli. Abbiamo trovato alcune marche che vendono pennarelli ricaricabili, che il Centro Ricerca Rifiuti Zero (CCRZ) sta testando per verificarne le prestazioni.

Carta forno – Bisogna fare attenzione al momento dell’acquisto, infatti, sul mercato sono disponibili modelli biodegradabili conferibili nell’organico. Qui la sensibilità del consumatore può fare la differenza.

Per saperne di più: Quella sporca doppia dozzina

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Fonte: Centro ricerca Rifiuti zero del comune di Capannori – ARPAT

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