Impatto (quasi) zero - di Laura Lop

Residuo in cattedra

10 passi rifiuti zero

Una mattinata con una classe di adolescenti al Centro di Ricerca Rifiuti zero di Capannori.

 

di Laura Lop

Per un attivista con doti oratorie che dibatte dei temi che più gli stanno a cuore, il tempo scorre rapido e non basta mai. Ed eccomi davanti a una ventina di adolescenti in gita scolastica al Centro di Ricerca di Capannori con i loro professori.

Tra le tante visite che riceviamo, spesso il martedì lo dedichiamo interamente alle classi che ci contattano per venire a conoscere Rossano Ercolini, l’appassionato direttore del Centro, nonché presidente di Zero Waste Europe e Zero Waste Italy, tra i fondatori della rete nazionale Rifiuti Zero.
L’offerta che proponiamo è quella di poter scegliere tra la conferenza spettacolo oppure vari laboratori tenuti sia da Mr Ercolini, sia da altre persone del suo staff.
Si parla di plastica, di cambiamenti climatici, di consumismo perché è importante conoscere e approfondire le tematiche ambientali sotto forma di problemi scottanti da risolvere.

Ma questa è solo una prima parte dell’esperienza.
Dopo una prima presentazione, l’approccio che viene usato per parlare ai ragazzi è positivo, con l’intento di spronarli a credere al proprio potenziale personale e alla propria creatività. Viene facile citare l’adolescente più famosa del momento, due lunghe treccine che incorniciano un faccino determinato: Greta.
Ma di ragazzi intraprendenti nel mondo ce ne sono stati e sempre ce ne saranno. In uno dei nostri filmati parliamo dell’olandese Boyan Slat, che appena diciottenne si ingegna a progettare un sistema di paratie per raccogliere la plastica dal mare, crea la fondazione “The Ocean cleanup” e secondo Forbes diventa uno dei personaggi più brillanti under 30.

Ma torniamo all’immagine iniziale di me, sola davanti alla classe. Siamo a fine mattina ed Ercolini ha terminato il suo tempo disponibile, deve correre alla scuola elementare dove ad attenderlo ci sono i suoi bambini, fare il maestro è il suo lavoro. Da assistente a “formatrice” il passo è fatto e mi trovo con un sacco nero in mano a parlare di raccolta differenziata con la modalità dei colori del semaforo.

zeroUna delle attività del Centro è proprio quella di analizzare il materiale che va a finire nell’indifferenziato e di conseguenza a smaltimento in discarica o inceneritore, cercando di capire come poter ridurre al massimo questa frazione.

La classificazione è così fatta: con il semaforo verde qualifichiamo quei prodotti che per sbaglio o distrazione finiscono nel sacco nero ma potrebbero essere facilmente differenziati; il semaforo arancione inquadra i prodotti buttati ma che potrebbero essere riparati o regalati, tornando di nuovo in circolo (ad esempio i giocattoli); per i prodotti da bollino rosso invece la richiesta che gentilmente facciamo deve essere indirizzata ai produttori per una riprogettazione di quanto nasce non differenziabile e quindi errato.

Non tutto il lavoro può essere caricato sulle spalle delle persone, ci sono oggetti e materiali che dovrebbero essere banditi e rispediti in azienda, ma gran parte del risultato lo si raggiunge con una corretta raccolta differenziata porta a porta, meglio ancora se a tariffa puntuale.

A Capannori esiste il progetto delle “famiglie a rifiuti zero” ed è impressionante constatare che è possibile riempire il sacco nero soltanto con una manciata di chili pro-capite, arrivando a conferire anche solo una volta all’anno. Il segreto? Stare attenti a che cosa si compra e, di conseguenza, si butta.

Al Centro abbiamo una vetrina contenente alcune alternative ecologiche acquistate e testate ed è sempre un’esplosione di curiosità ed entusiasmo quando, come maghi che estraggono il coniglio, parliamo di filtri per le microplastiche dei lavaggi in lavatrice, inesauribili accendini al quarzo, capsule del caffè in acciaio da usare all’infinito, stoviglie edibili, dentifricio solido aggrappato a un legnetto tipo gelato.
Non posso lontanamente competere con il mio direttore, vincitore del Goldman Environmental Prize nel 2013, Nobel alternativo per l’ambiente, ma in qualche modo spero di essermela cavata.

 

Laura Lo Presti vive sulle colline del Montalbano, circondata dalla Natura e dai suoi gatti. Attivista ambientale per passione, collabora con il Centro di Ricerca Rifiuti Zero di Capannori (www.rifiutizerocapannori.it) e con Ekoe società cooperativa (www.ekoe.org) per la commercializzazione di stoviglie e imballi ecologici.