Rifiuti e riciclo

A Prato riciclo ed economia circolare tra luci e ombre

riciclaggio

Le conclusioni del Forum di Legambiente a Prato. In Toscana scarseggiano gli impianti di recupero. Le esperienze “green” di alcune aziende, dalle campagne Unicoop alla rigenerazione degli scarti tessili.

PRATO – Il tema del riciclo è stato al centro del Forum promosso da Legambiente il 24 novembre a Prato. È stata l’occasione per presentare alcune esperienze aziendali emergenti, fare il quadro delle prospettive future e analizzare criticità e punti di forza dell’economia circolare in Toscana. L’economia circolare infatti è legata a doppio filo alla tematica dei rifiuti e del riciclo perché i suoi prodotti sono progettati per durare ed essere riparati, riusati e riciclati. “Dai rifiuti – come affermato durante il Forum da Simona Bonafè, europarlamentare relatrice del pacchetto UE sull’economia circolare – si possono generare quelle materie prime di cui l’Europa scarseggia”. L’UE ha previsto dunque una serie di impegni e misure ad hoc che, in generale, tendono a prevenire la generazione dei rifiuti.

In questo contesto Prato – e la Toscana in generale – vantano eccellenze da molti anni. Nonostante questo la Regione è ancora indietro nel campo dell’economia circolare, come ha affermato l’assessore Fratoni, “scarseggiando gli impianti necessari per l’effettivo recupero di materia”.

Giorgio Zampetti, responsabile scientifico di Legambiente, ha ricordato le 107 realtà italiane che già hanno investito nel nuovo modello economico e che la scorsa primavera sono stati premiati a Bruxelles, dove si discuteva proprio l’approvazione del pacchetto europeo sull’economia circolare.
Zampetti ha però ricordato che ci sono parecchie questioni aperte in tema di riciclo, come il ricorso ancora consistente alla discarica e all’incenerimento, la raccolta differenziata  ancora indietro in molte parti del Paese, l’insufficienza di impianti per il recupero e il riciclo (come quelli per la frazione organica), la necessità di una politica nazionale che coordini le esperienze locali.

Nella prima sessione del Forum, dedicata allo status e alle prospettive del riciclo in Toscana, hanno portato la loro esperienza Alia, gestore unico dei servizi ambientali della Toscana centrale, e REVET, l’azienda toscana che raccoglie, seleziona e avvia al riciclo 5 materiali (plastiche, alluminio, acciaio, vetro, poliaccoppiati come il tetrapak).
Livio Giannotti, amministratore delegato di Alia, si è augurato che la normativa comunitaria in tema di economia circolare venga recepita in Italia nel modo più semplice possibile, così da consentire investimenti efficaci e l’offerta di prodotti competitivi.
Alessandro Canovai di REVET ha posto l’accento sulla necessità di educare e aiutare i cittadini a differenziare meglio e ha ricordato due nodi su cui occorre ancora lavorare e trovare soluzioni a livello normativo e tecnico:

  • il 45% di multimateriale nasce come non riciclabile all’origine;
  • ogni processo e ogni impianto producono residui che devono essere per forza smaltiti.

La seconda sessione ha permesso di conoscere alcune esperienze  green di aziende toscane.
Tra queste Unicoop Firenze che in tema di riciclo, accanto ai punti di raccolta oli vegetali usati e all’offerta di prodotti sfusi (detersivi, vino, cibo animali, cereali, caffè), ha varato nuove iniziative:

  • la campagna Buon Fine, attraverso la quale nei supermercati si riescono a recuperare e donare ad associazioni di volontariato ogni anno più di 2 milioni di prodotti alimentari buoni e non più vendibili, che altrimenti andrebbero nel cassonetto;
  • il 70% di chi fa la spesa in Unicoop Firenze usa borse o scatole riutilizzabili; anticipando la normativa nazionale, il supermercato ha introdotto già dal mese di giugno 2017 il Mater-bi di IV generazione destinato ai sacchetti spesa dei reparti macelleria e pescheria, che sostituirà il precedente Mater-bi già in uso nel reparto ortofrutta;

L’associazione AS.T.R.I (Associazione tessile riciclato italiana), nata nel distretto tessile pratese, si occupa di rigenerazione tessile, una pratica di economia circolare tra le più antiche del mondo.
Il processo inizia con il recupero di tessuto o maglia dai ritagli di confezione e dagli indumenti usati (stracci) che vengono selezionati per colore, finezza e qualità e avviati al processo di lavorazione che li trasformerà da scarti in materia prima rigenerata, e infine in un nuovo tessuto.

L’azienda fiorentina Manifattura Maiano produce feltri, imbottiture e tessili tecnici per varie applicazioni  utilizzando lo scarto tessile che non è “buono” per produrre il cardato riciclato. Ma i prodotti di riciclo, è stato fatto notare, rimangono  ancora prodotti di nicchia, perché non esiste un vantaggio economico per chi li compra: se ne dovrebbe promuovere la diffusione attraverso specifiche strategie, per esempio l’esenzione Iva che permetta di diminuirne il costo. La prima a dare l’esempio, in tema di acquisti versi, dovrebbe essere la pubblica amministrazione, ma ancora ne siamo lontani.
Infine, Bisbag è un’azienda fiorentina che produce pelle riciclata da scarti e Rifò una giovane start-up del distretto tessile pratese che trasforma gli scarti di lana cashmere in un filato che conserva la qualità di un filato vergine.

Fonte: ARPAT

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