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Rischio scorie pericolose, spento l’inceneritore di Livorno. Rifiuti Zero: presto i nodi al pettine

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Chiusura temporanea dopo la comunicazione di Arpat. Rifiuti Zero Livorno: “Perché i risultati delle analisi sono arrivati dopo cinque mesi?”

 

23 giugno 2023

LIVORNO  Produzione di ceneri e scorie potenzialmente pericolose: mercoledì 21 giugno è stato avviato lo spegnimento controllato dell’inceneritore di Livorno. Lo rende noto AAMPS/RetiAmbiente, la società che gestisce l’impianto. Una decisione presa in via cautelativa, spiegano, “a seguito di una comunicazione inoltrata lo stesso giorno da ARPAT inerente il campionamento delle scorie derivanti da combustione dell’impianto“. Più nello specifico “l’esito di tale campionamento, effettuato in data 6-7 febbraio 2023, ha portato ARPAT a una classificazione di possibile pericolosità del rifiuto, anziché di non pericolosità, nonostante le analisi con esito contrario effettuate in continuità per conto AAMPS dal laboratorio AGROLAB“.
Il Coordinamento Rifiuti Zero Livorno però non ci vede chiaro: come mai le analisi di Arpat risalgono a febbraio ma la comunicazione ad Aamps è arrivata solo a fine giugno? E nella seguente lettera torna a chiedere la chiusura definitiva dell’impianto.

A quanto pare, Aamps avrebbe deciso in via cautelare di spegnere l’inceneritore dopo la comunicazione di Arpat sulla pericolosità delle ceneri e delle scorie prodotte dall’impianto. Se non ci fosse da piangere ci verrebbe da ridere, perché le controanalisi di Arpat risalgono a febbraio ma la comunicazione ad Aamps è arrivata solamente ieri, a fine giugno.
Quasi 5 mesi per mandare una e-mail. Nel frattempo, se abbiamo capito bene, Aamps potrebbe aver smaltito continuativamente rifiuti pericolosi, classificati invece come non-pericolosi, con un danno ambientale incalcolabile.

La reazione dell’azienda ci pare del tutto fuori luogo: parla di un avvenimento che non sarebbe mai capitato. Peccato che Aamps appalti regolarmente lo smaltimento di ceneri codificate EER 190113*, cioè “ceneri leggere, contenenti sostanze pericolose” (https://www.aamps.livorno.it/…/PRV-139-RTI-GREENTHESIS…) oltre ovviamente ad appaltare anche lo smaltimento di ceneri e scorie classificate ufficialmente come non pericolose (https://www.aamps.livorno.it/…/PRV-13-RTI-IREOS_RAT…) il tutto spendendo ogni anno somme milionarie per liberarsi di questi rifiuti a centinaia di chilometri da Livorno. Altro che chiusura virtuosa del ciclo dei rifiuti sul territorio.
Quindi l’inceneritore Aamps produce regolarmente ceneri pericolose. Niente di nuovo, se non per il fatto che anche le ceneri non-pericolose adesso sarebbero diventate pericolose.

Noi vogliamo limitarci a far notare la sequenza degli avvenimenti:
1) a febbraio Arpat analizza le ceneri dell’inceneritore;
2) il 31 maggio la Regione riunisce Arpat e gli altri enti di controllo per discutere sul rinnovo dell’autorizzazione dell’inceneritore Aamps;
3) il 16 giugno il nostro Coordinamento Rifiuti Zero pubblica una lettera aperta al sindaco di Livorno e ai suoi assessori, elencando tutte le contestazioni di enorme gravità contro l’inceneritore che risultano dal verbale della riunione regionale del 31 maggio, chiedendo l’immediata “sospensione cautelare” dell’impianto e promettendo in caso contrario di “sollecitare un rapido intervento delle autorità”;
4) 5 giorni dopo, il 21 giugno, Arpat trasmette ad Aamps le analisi di febbraio (?) e l’azienda spegne in via cautelativa l’impianto.

Ognuno può farsi un’idea di cosa stia realmente accadendo, al di là del finto stupore dei principali responsabili istituzionali e aziendali.
La verità in ogni caso è che il continuo spegnere e riaccendere l’inceneritore per guasti, manutenzioni e problemi di ogni tipo non fa altro che aggravare ulteriormente l’inquinamento, perché proprio nelle fasi transitorie le emissioni in atmosfera raggiungono picchi di pericolosità inaccettabili per la popolazione livornese.

Nessuno vuole ammettere che Aamps dovrebbe chiudere definitivamente l’inceneritore (come hanno fatto Pisa e molte altre città), ridurre al minimo la produzione cittadina di rifiuti non-differenziati (che invece sono in aumento da 4 anni) e inviare il poco indifferenziato agli impianti già attivi in Toscana, di cui molti gestiti da RetiAmbiente (capofila di Aamps), ampiamente in grado di assorbire anche la produzione livornese, con minori costi ed evitando di smaltire ceneri velenose in discariche lontane centinaia di chilometri.
Prima o poi tutti i nodi verranno al pettine, ci auguriamo nel più breve tempo possibile.

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