Giardini planetari - di Dario Boldrini

Strade che diventano giardini

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In questa stagione i bordi delle strade si vestono di fiori bellissimi. Si può fare una manutenzione corretta senza distruggerli.

 

di Dario Boldrini

In estate i bordi stradali si vestono di fiori meravigliosi. Prima con i papaveri, il tarassaco e la sulla, poi con la malva, la calendula, la cicoria. Evoluzioni spontanee di piante erbacee che di stagione in stagione si moltiplicano al margine delle strade. Queste aree, sia private che pubbliche, sono soggette alle norme di sicurezza del codice della strada che prevede, soprattutto agli incroci, che sia garantita la visuale a chi percorre la carreggiata.

E’ ovvio che, in questi casi o in presenza di arbusti ingombranti, canne di fiume e simili la manutenzione delle aree deve essere assidua a garanzia della corretta visibilità e dell’incolumità di coloro che vi circolano. Passare però da una manutenzione accurata dei bordi strada alla distruzione di fasce vegetali è stato veloce. Oggi infatti le amministrazioni, pur con i fondi ridotti ai minimi termini, attuano piani di sfalcio con macchinari dotati di trincia a braccio e decespugliatori in modo indiscriminato e selvaggio.

Vengono smembrati alberi di olmo, pioppi, robinie, anche ad alcuni metri dal bordo stradale, oltre a numerosissime specie botaniche che, se conosciute e lasciate esprimere, in molti ambienti potrebbero non solo migliorare il valore ecologico del territorio ma anche limitare i costi. Una manutenzione ragionata porta alla riduzione del 15% del consumo di combustibile e una minore usura degli organi di lavoro deputati alla falciatura del 20%.

Sono centinaia i chilometri di strade comunali con bordi strada meravigliosi, quando lasciati crescere, pur senza mettere a repentaglio la vita di nessuno o limitare la sicurezza stradale. Proteggere la biodiversità è possibile anche attraverso una diversa gestione del verde di margine. Certe fasce laterali delle strade, in territori spesso ad alto valore ambientale come quelli toscani, contribuiscono a limitare l’inquinamento dell’aria, il ruscellamento delle acque e concorrono a ridurre smottamenti o inondazioni del suolo.
Le aree verdi dei bordi stradali e delle scarpate costituiscono veri e propri sistemi ecologici da gestire con una manutenzione ragionata.

In diversi Paesi europei come Austria, Francia, Svizzera o Paesi Bassi va affermandosi un sistema di manutenzione del verde al bordo strada che mira a preservare il valore paesaggistico e la biodiversità dell’ecosistema. Una concezione del verde stradale come ricchezza vegetale e ambientale da curare nel rispetto della nostra sicurezza, del territorio e soprattutto del suo miglioramento.

Pensate che oltre il 20% della ricchezza vegetale e floreale delle aree non coltivate è dato da queste fasce verdi. La falciatura dell’erba sulla banchina stradale deve tener conto dei tempi della vigoria del ricaccio. L’intervento va fatto quando l’erba raggiunge un’altezza intorno ai 25 cm, in ogni caso non oltre  i 40. La falciatura tardiva  in autunno  della zona retrostante la banchina non va intesa come mancanza di manutenzione, in quanto il suo esercizio permette il compimento del ciclo di vita delle piante (consente che avvenga la produzione del seme) e di quello degli insetti.
La sperimentazione condotta in una regione vicina a Parigi ha dimostrato che la riduzione da tre a una falciatura annuale eseguita a settembre influisce positivamente sulla ricchezza vegetale, in quanto si è ottenuto un incremento della biodiversità e un miglioramento delle relazioni tra le specie esistenti.

IMG_7526Anche in Italia abbiamo esempi di una diversa gestione del verde sul bordo strada ma purtroppo essa è limitata a piccole comunità montane o spazi privati che operano in autonomia sfalci e cure diverse. Un esempio virtuoso che dimostra come molte delle nostre strade, in Toscana e in Italia, potrebbero trasformarsi in giardini ci è dato dai Giardini di Casoncello grazie all’intervento di Maria Gabriella Buccioli.
Presso Loiano, in provincia di Bologna, nel tratto di carreggiata a doppio senso su cui si affaccia la sua abitazione e la sede della fondazione con il meraviglioso giardino, le scarpate al bordo strada sono state curate come un giardino in movimento che accoglie sempre nuove specie botaniche, e nella loro selezione e mescolanza il risultato è straordinario. Utilizzare e valorizzare i margini non è solo un buon principio che anche la Permacultura ci suggerisce ma un invito ad avvicinarsi con rispetto a queste porzioni di natura che, se conosciute, ci permettono di trasformare strade con i lati distrutti e disseminati di rifiuti in colorati giardini.

 

Dario Boldrini è nato e vive a Montespertoli (Fi). Dopo 12 anni di lavoro in uno studio di Architettura del Paesaggio di Firenze (ha progettato alcuni dei primi orti urbani) ha scelto di vivere nel podere di famiglia San Ripoli dove ha fondato l’associazione Seminaria. Un progetto che spazia dalla creazione di orti e giardini ai laboratori di orticoltura per bambini e adulti, dalle spirali di erbe aromatiche ai seminari di orti creativi.
Appassionato divulgatore, ha realizzato centinaia di servizi per il programma GEO di RAI 3 in giro per l’Italia. Il suo progetto della Terza Piazza a Firenze (Coop di piazza Leopodo) è diventato un modello di aggregazione sociale.
“Giardiniere planetario” è una qualifica ereditata da Gilles Clèment, agronomo e paesaggista francese.
www.darioboldrini.net