Agricoltura

Brexit, Coldiretti Toscana: uscita senza accordo un salto nel buio

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Dazi e svalutazione della sterlina potrebbero far lievitare i prezzi dei nostri prodotti rendendoli troppo cari per gli Inglesi. Una spada di Damocle su molte aziende toscane.

 

L’uscita del Regno Unito dall’UE senza accordo – ipotesi che diventa sempre più realistica – potrà fare molto male alle aziende toscane. Perché la presenza dei dazi e una probabile svalutazione della sterlina nei confronti dell’euro renderanno ancora meno appetibili i prodotti italiani oltre confine, e di conseguenza anche quelli toscani. E’ quanto si sostiene in casa Coldiretti nel seguire le confuse vicende d’oltre Manica.

Il valore dell’export toscano nel Regno Unito si attesa intorno a 1 miliardo e 800 milioni di euro, in continua crescita negli ultimi anni. I settori che hanno spinto di più a livello regionale sono tessile, abbigliamento e pelle. Queste tre voci fanno un terzo del fatturato da export oltre Manica.

Ma è sostanziosa anche la quota dei prodotti agroalimentari, che si aggira intorno al 13% dell’export. Per la Toscana, perdere anche solo qualche punto percentuale di questo fatturato è una grave perdita. Se da un lato però – spiega Coldiretti – non è pensabile che la Gran Bretagna azzeri gli acquisti fuori dai propri confini diventando autosufficiente, è altresì possibile che le difficoltà di commercio con l’Eurozona, in mancanza di un accordo, portino le aziende di Sua Maestà a guardare altrove.

La voce più importante nelle esportazioni agroalimentari è rappresentata dal vino, in particolare dal Prosecco, immancabile nei party inglesi. Al secondo posto tra i prodotti agroalimentari italiani più venduti c’è la pasta, ma rilevante è anche il ruolo dell’ortofrutta, dei formaggi e dell’olio d’oliva.

«Olio, vino e formaggi (soprattutto i pecorini della Maremma) sono amati in Gran Bretagna. Ma il rischio che ora corriamo – dice Fabrizio Filippi, presidente Coldiretti Toscana – è che dazi e il deprezzamento della sterlina ne facciano lievitare i prezzi, rendendoli troppo cari per le tasche degli Inglesi. Il rischio è che quindi i nostri prodotti, pur restando molto apprezzati, vengano comprati meno. Questo metterebbe in difficoltà molte delle nostre aziende».

Oltre alle turbolenze nel commercio internazionale a preoccupare – continua la Coldiretti – è però soprattutto l’eventualità che con l’uscita dall’Unione Europea si affermi in Gran Bretagna una legislazione sfavorevole alle esportazioni agroalimentari italiane come l’etichetta nutrizionale a semaforo sugli alimenti che si sta diffondendo in gran parte dei supermercati inglesi e che boccia ingiustamente quasi l’85% del Made in Italy a denominazione di origine (Dop).

Fonte: Coldiretti Toscana

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