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Censite 96 discariche lungo un itinerario da favola all’isola d’Elba

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Foto CAI Isola d'Elba

La mappatura coordinata da CAI, Legambiente e Italia Nostra: “Ora le istituzioni mantengano la promessa di un grande progetto di pulizia”.

 

di Iacopo Ricci

ISOLA D’ELBA (Li) – Sono 96 le discariche abusive censite all’Isola d’Elba, lo rendono noto Legambiente, CAI e Italia Nostra. E non in un posto qualsiasi ma lungo la Grande Traversata Elbana, un itinerario naturale che attraversa l’isola da Est a Ovest con passaggi in punti panoramici e scorci mozzafiato.
È passato quasi un anno da quando le tre associazioni hanno lanciato l’allarme sull’inconcepibile degrado ambientale che deturpa uno dei cammini più belli d’Italia. Una situazione vergognosa, dissero allora, indegna di un’isola civile che vive di turismo.

La denuncia, corredata da un’eloquente documentazione fotografica, finì anche sui giornali nazionali. L’appello fu accolto pochi giorni dopo con la convocazione di una riunione urgente fra Comuni, Ente Parco, Gestione Associata del Turismo e associazioni ambientaliste. Fu deciso di dare il via a un grosso progetto per ripulire tutta la Grande Traversata Elbana e gli altri percorsi limitrofi e costieri. Ognuno avrebbe fatto la sua parte in base alle proprie competenze e responsabilità.

L’intervento doveva basarsi su un censimento delle discariche coordinato da CAI, Legambiente e Italia Nostra ed è stato realizzato con il contributo di altre associazioni e di molti cittadini. La mappatura si è conclusa, come previsto, nella primavera 2021 (e aggiornata successivamente), ma i dati non sono stati resi noti in piena stagione turistica per non danneggiare l’immagine dell’Elba.

Ora, a un anno dall’avvio del censimento, CAI, Legambiente e Italia Nostra rendono noti i risultati. Sono state censite 96 discariche, 40 delle quali all’interno del Parco Nazionale Arcipelago Toscano. Ce ne sono di grandi e piccole, vecchie e nuove. Vi si trova di tutto: materiali edili, ingombranti, plastiche di ogni tipo, copertoni di auto e camion, amianto, rottami di ferro, elettrodomestici, materassi e altri materiali pericolosi. I rifiuti sono spesso in punti difficili da raggiungere e per rimuoverli, spiegano le associazioni, occorrono attrezzature professionali. Quanto ai fondi necessari, si possono trovare utilizzando una parte delle risorse derivanti dal contributo di sbarco.

Ma non finisce qui. A tutto questo bisogna aggiungere le innumerevoli microdiscariche ai bordi delle strade provinciali e comunali che non sono state incluse nel censimento, e anche lì bisognerà bonificare. “Quanto censito è probabilmente solo una parte, la più evidente, di quanto è stato gettato nei boschi e lungo le coste elbane”.
E adesso che il volontariato ha fatto il suo tocca alle istituzioni mantenere la promessa fatta avviando “un grande progetto di bonifica, prevenzione e informazione per cancellare questa vergogna che sfregia il territorio della nostra isola”.

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