Impatto (quasi) zero - di Laura Lop

La carta termica che scotta

scontrino

Occhio agli scontrini: un piccolo rifiuto subdolo che non si può differenziare, inquina l’ambiente e contiene una sostanza chimica che ci sballa gli ormoni. 

 

di Laura Lop

Tra le ossessioni dell’ambientalista si colloca sul podio l’abbattimento dei rifiuti, in special modo quelli che finiscono nel sacco dell’indifferenziato. Finiscono si fa per dire, perché tutto quanto non è riciclabile rimane su questa Terra nonostante le nostre affannose macchinazioni e ci ritorna attraverso inquinanti trasmutazioni di gas e nanopolveri.
Unica soluzione a questa disastrosa pratica di generare rifiuti, prerogativa esclusiva del solo regno umano, sarebbe quella di riprogettare tutti quei prodotti intrappolati nel vecchio mantra dell’economia lineare: produci-consuma-butta.

In questo articolo vorrei puntare l’attenzione su un piccolo rifiuto subdolo, spesso smaltito erroneamente nella carta, apparentemente poco voluminoso ma, nell’insieme, una produzione che con tutto il rispetto si merita di stare nella lista nera: la carta termica.
Mi riferisco ai comuni scontrini dei registratori di cassa, agli scontrini adesivi che seguono la pesatura del prodotto, alle ricevute fiscali delle agenzie di scommesse, alla per fortuna sempre meno usata carta per i fax, alla carta per stampare referti medici e ai molti numeratori di uffici e locali dove si deve “prendere il numero”.

Questa tipologia di carta ha una composizione chimica che impedisce lo smaltimento nella raccolta differenziata della carta, pena la compromissione del riciclo stesso.
Il lato che vediamo semilucido deriva dallo strato di emulsione composto da un colorante e dal suo reattivo che a contatto con il calore della stampante attiverà la colorazione generando le immagini richieste. Da questo deriva l’aggettivo “termica”, una reazione all’inchiostro facilmente testabile avvicinando la carta a una fiamma e visibile anche nel comportamento opposto della perdita di colore, come a dire che il calore agisce sulla carta termica sia per imprimere, sia per sbiadire.

Cercando notizie più approfondite sulla composizione di questa formula chimica, la ricetta evidenzia la presenza del bisfenolo A, una sostanza ampiamente usata nella produzione della plastica che la Commissione Europea si sta impegnando a vietare e ridurre (da vedere l’ultimo regolamento del febbraio 2018) in quanto definibile come interferente endocrino, alterante del nostro sistema ormonale e inquinante per l’Ambiente.

Le ricerche scientifiche che evidenziano la pericolosità di questa sostanza hanno quasi un secolo ma ancora è possibile trovarla in tanti prodotti anche a contatto con il cibo, fatta eccezione per i pochi prodotti destinati all’infanzia tipo biberon in policarbonato.
Ma torniamo agli scontrini: una stima molto approssimativa di qualche anno fa, che riguardava il solo Regno Unito, parlava di oltre 11 miliardi di scontrini emessi con ingente mole di composto chimico che affliggerà i cassieri, struscerà nelle nostre tasche e finirà per colare in discarica o innalzarsi in dense colonne di fumo nero nell’aria.

Ricapitolando: è un  oggetto di uso quotidiano per tutti, contiene una sostanza chimica che ci sballa gli ormoni ed è un rifiuto indifferenziato. Di quali altre argomentazioni abbiamo ancora bisogno per inventarci un modo diverso di tracciare l’acquisto?
In realtà esisterebbe già la carta termica senza fenolo prodotta da un’azienda bergamasca e sul retro di alcuni scontrini si può leggere “bpa free”, ma potremmo valorizzare tutta questa tecnologia che ci circonda evitando completamente qualsiasi consumo ed emettendo scontrini virtuali ed elettronici.
La lotta all’evasione fiscale e il sano ragionamento mentale finalmente si concilierebbero nel modo più giusto.

 

Laura Lo Presti vive sulle colline del Montalbano, circondata dalla Natura e dai suoi gatti. Attivista ambientale per passione, collabora con il Centro di Ricerca Rifiuti Zero di Capannori (www.rifiutizerocapannori.it) e con Ekoe società cooperativa (www.ekoe.org) per la commercializzazione di stoviglie e imballi ecologici.