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Rigassificatore a Piombino, il Wwf: “Una scelta antistorica e dannosa”

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Il rigassificatore OLT di Livorno (foto Regione Toscana)

“Non è affatto chiara la strategia nazionale né le motivazioni per fare un secondo rigassificatore a poca distanza da quello di Livorno”. 

 

PIOMBINO (Li) – Siamo in piena emergenza energetica e tra le ipotesi allo studio c’è quella di costruire un rigassificatore nel porto di Piombino, da trasferire in seguito su una struttura galleggiante in mare aperto. L’impianto, destinato a riportare allo stato gassoso il gas naturale liquefatto proveniente dagli Usa, sorgerebbe a poca distanza da un altro rigassificatore, quello di Livorno, in un territorio già pesantemente sacrificato e inquinato dalle scelte industriali del passato.
Contro questo progetto ancora non ufficializzato si schiera con decisione il WWF, che nel seguente comunicato espone le sue ragioni.

L’ipotesi di installare e ospitare a Piombino un rigassificatore porta a interrogarci su quale possa essere la strategia del nostro Governo e del Ministero competente, nonché della stessa Regione Toscana. Si invoca una decisione di emergenza, vista la recente situazione in Ucraina, e si cerca di sostituire il gas fossile russo con un altro gas fossile da altri Paesi, il tutto dimenticando la grave crisi climatica in atto provocata proprio dall’uso dei combustibili fossili. Parlare di nuovi gassificatori ci allontana dagli obiettivi di decarbonizzazione assunti anche a livello internazionale e crea un ulteriore freno al decisivo decollo delle fonti di energia rinnovabili nel nostro paese.
Proponendo Piombino come sede di un futuro rigassificatore, si aprono molti nodi da affrontare.

– Il primo è strategico, ovvero ci si allontana dagli obiettivi di una corretta transizione energetica, dando ulteriormente voce alle fonti fossili altamente climalteranti che sarebbero invece da ridurre.
Occorre poi considerare che:

la provincia di Livorno ospita già, offshore, un impianto simile, andremmo a caricare ulteriormente un territorio già fortemente sacrificato a un’industria poco sostenibile;
– a Piombino si parla di posizionarlo per due anni in porto, con tutti i rischi connessi, per poi spostarlo al centro del golfo di Follonica, andando così a mortificare lo sviluppo turistico dell’area;
– si rischia di compromettere le aziende che si stanno o sono già insediate sulle nuove banchine del porto, che a questo punto potrebbero rivedere i loro piani di investimento, con evidenti danni all’economia locale;
– inoltre andrà fatto uno studio serio e completo sugli effetti del rilascio del cloro e di eventuali altre sostanze nel ciclo produttivo del rigassificatore e delle eventuali variazioni della temperatura delle acque marine in riferimento anche alla limitrofa Riserva Regionale e Oasi WWF Orti Bottagone, visto che in parte viene alimentata dall’acqua dal mare;
– da valutare anche i tracciati e i possibili impatti derivanti dalla posa delle tubazioni di collegamento con il gasdotto a terra visto che probabilmente dovranno attraversare il SIN;
economicamente non ci saranno risparmi, visto il costo più alto del GNL rispetto alle normali pipeline e rispetto all’economicità ormai consolidata di eolico e fotovoltaico;
il Gas naturale liquefatto è una potenziale bomba ecologica per i notevoli impatti lungo tutta la filiera, soprattutto se si estrae dallo shale americano.

Il progetto, ancora non ufficializzato, parla di tecnologia FSRU (Floating Storage Regassification Unit), ovvero prevede la realizzazione di una struttura galleggiante in cui alloggiano i serbatoi per contenere il gas. La struttura galleggiante, che può anche essere una nave metaniera opportunamente adattata, viene ancorata permanentemente al fondo marino, lontano dalla costa e funziona da serbatoio galleggiante a cui attraccano le metaniere per scaricare il gas liquefatto che viene riportato allo stato gassoso a bordo dell’unità galleggiante. In pratica come l’ OLT al largo di Livorno, ma per i primi due anni la nave sarà ancorata in una banchina del nuovo porto.

Ci domandiamo come sarà possibile garantire gli standard di sicurezza in porto, dove insiste in contemporanea il traffico turistico e quello industriale, sulle stesse linee di sicurezza dell’impianto OLT di Livorno, interdetto per due miglia marine al momento dello scarico delle navi. Inoltre chi garantisce veramente che sia una soluzione temporanea, visti i tempi e i costi e le ovvie necessità economiche di rientrare nei tempi di ammortamento dell’investimento? Sappiamo che in Italia niente è più definitivo del provvisorio!
Si andrebbe anche a posizionare una futura piattaforma nel bel mezzo del Santuario dei cetacei, un messaggio che va in tutt’altra direzione rispetto alla tutela ambientale del nostro prezioso mare.

Sicuramente il nostro territorio non può essere escluso da un confronto sul tema, e non potrà essere accettata nessuna scelta calata dall’alto.
Questo territorio ha bisogno di risposte concrete sull’annosa questione delle bonifiche del SIN. Il metano è parte del problema e non può essere una soluzione: le infrastrutture già esistenti in Italia sono più che sufficienti ad accompagnare la transizione energetica verso un utilizzo diffuso e massiccio di rinnovabili.

Per il WWF Livorno la transizione è giusta solo se riesce a contenere la crisi climatica, garantendo al contempo uno sviluppo economico locale realmente sostenibile; puntare ancora e solo sulle fonti fossili è ormai antistorico e dannoso non solo per l’ambiente ma anche per un serio processo di transizione ecologica. Il futuro deve essere delle fonti rinnovabili, dell’efficienza, del risparmio, di diversificati sistemi di accumulo, di reti intelligenti, ecc. che vanno incrementate e sostenute.
Queste sono le soluzioni per il futuro, e non continuare a investire su fonti inquinanti e rischiose anche sul piano degli approvvigionamenti.

WWF Livorno
Delegato Regionale WWF Toscana

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