Rifiuti e riciclo

I volontari di Greenpeace ripuliscono dalla plastica le sponde dell’Arno alle Cascine

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Foto Greenpeace Gruppo locale Firenze

L’associazione lancia una campagna contro le bottiglie di plastica: “Un giro d’affari milionario alimentato anche dal falso mito del riciclo”.

 

di Gabriella Congedo

FIRENZE – Per fortuna il caldo estivo non scoraggia i valorosi gruppi di volontari che in giro per la Toscana puliscono dai rifiuti abbandonati spiagge, strade, rive dei fumi, boschi e campagne. Sa il cielo quanto ce ne sia bisogno.
Sabato scorso il gruppo locale di Greenpeace Firenze ha ripulito le sponde dell’Arno al Parco delle Cascine di Firenze. Volontari e volontarie hanno poi catalogato le diverse tipologie di materiali raccolti con un occhio particolare per le bottiglie di plastica, uno degli oggetti in cui è più facile imbattersi tra quelli dispersi nell’ambiente.

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Foto Greenpeace Gruppo locale Firenze

Proprio l’uso smodato di bottiglie di plastica, di cui l’Italia è uno dei maggiori consumatori al mondo per acque minerali e bevande, è al centro di una nuova campagna di Greenpeace. «Ogni anno fino a 7 miliardi di queste bottiglie rischiano di finire disperse nell’ambiente – spiega Giuseppe Ungherese, responsabile campagna Inquinamento di Greenpeace Italia. – Nonostante questi numeri impietosi le grandi aziende continuano a immettere sul mercato enormi quantitativi di bottiglie di plastica non assumendosi alcuna responsabilità sul corretto riciclo e il recupero. Se vogliamo ridurre l’inquinamento da plastica nei nostri mari e mettere da parte la dipendenza da petrolio e gas fossile è necessario che le grandi aziende promuovano subito l’impiego di contenitori riutilizzabili”.

Secondo il recente rapporto di Greenpeace L’insostenibile-peso-delle-bottiglie-di-plastica ogni anno finiscono sul mercato italiano più di 11 miliardi di bottiglie e più del 60 per cento non viene riciclato, rischiando di finire disperso nell’ambiente e nei mari. Questi imballaggi generano l’equivalente di 850 mila tonnellate di CO2.
Davanti a questi numeri spaventosi l’associazione ambientalista mette nero su bianco i nomi delle aziende che nel nostro Paese continuano a fare profitti da questo business: San Benedetto, Nestlé-San Pellegrino e Sant’Anna per le acque minerali e Coca Cola, San Benedetto e Nestlé-San Pellegrino per il mercato delle bibite.

Nelle scorse settimane Greenpeace ha lanciato una petizione (https://attivati.greenpeace.it/petizioni/stop-bottiglie-plastica/) per chiedere alle aziende leader del mercato italiano di ridurre drasticamente il ricorso a bottiglie di plastica monouso e adottare sistemi di vendita basati sull’impiego di contenitori riutilizzabili.

Sulle responsabilità delle aziende produttrici non ci piove. Ma se la smettessimo anche noi consumatori di comperare l’acqua minerale nelle bottiglie di plastica? E’ sufficiente sbirciare nei carrelli delle persone in fila alle casse di qualunque supermercato per rendersi conto dell’enormità del fenomeno. Di acqua del rubinetto (ma anche dei fontanelli pubblici) non è mai morto nessuno.

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