Ecosistema

Sfalci sui fiumi, la Lipu: “In Toscana distrutti centinaia di migliaia di nidi”

Sfalci-sponde -fiumi

Lipu Toscana: “Danni pesanti e irreversibili all’ambiente fluviale. Si trovi giusto equilibrio tra cura dei fiumi e tutela della biodiversità”.

 

di Gabriella Congedo

Argini rasati come campi da golf, nidi distrutti, ecosistemi fluviali pesantemente compromessi. Per poi intervenire a cose fatte con progetti di riqualificazione “dopo che si è fatto tabula rasa di ogni forma di vita di flora e fauna”.
Lipu Toscana torna a occuparsi dei criteri di manutenzione dei fiumi adottati dalla Regione e dai Consorzi di Bonifica. L’occasione viene dalla “Giornata delle Manutenzioni” celebrata una settimana fa dalla Regione e da ANBI Toscana, che riunisce i sei consorzi di bonifica. I due enti hanno rivendicato i 100 milioni di euro l’anno investiti per la sicurezza dei fiumi e la creazione di spazi verdi fruibili dalla cittadinanza.

Ben diversa la valutazione della Lipu, che già nel 2018 aveva pubblicato sull’argomento un dossier dal titolo eloquente, Fiumi distrutti. Una parte considerevole dell’attività dei Consorzi, osserva l’associazione, è costituita dalla gestione della vegetazione ripariale, che da qualche anno viene eseguita con sfalci dell’erba più volte l’anno e tagli di alberature e arbusti anche nel periodo della nidificazione che va da marzo a luglio. Spesso non tenendo conto delle stesse direttive regionali che prescrivono metodi di gestione rispettosi della biodiversità.

La vegetazione ripariale è parte integrante degli ecosistemi fluviali, offre rifugio alla fauna e svolge il ruolo di corridoio ecologico. Al contrario, accusa la Lipu Toscana, “gli interventi eseguiti finora hanno seguito spesso modi e tempi non rispettosi della naturalità e biodiversità dei corsi d’acqua e hanno comportato pesanti e permanenti danni all’ambiente fluviale”.

Cannaiola - foto di Roberto Sauli per Lipu
Cannaiola – foto di Roberto Sauli per Lipu

A farne le spese sono soprattutto gli uccelli tipici dell’ecosistema fluviale, praticamente scomparsi: dall’Usignolo di fiume al Martin pescatore, dal Cannareccione alla Cannaiola, mentre resistono le specie più adattabili come le cornacchie, i gabbiani e qualche sporadica garzetta.

Se poi si va a guardare alla presenza dei nidi è un vero e proprio bollettino di guerra. Secondo i calcoli della Lipu ogni 10 km di fiumi sfalciati vengono distrutti circa 200 nidi di uccelli protetti, oltre alle piante, agli habitat e ogni altra forma di vita (libellule, anfibi, pesci, piccoli mammiferi). Considerando che i consorzi di bonifica in Toscana fanno manutenzione ordinaria ogni anno su circa 10.000 km di corsi d’acqua, e che questo sistema va avanti da almeno 5 anni, “il numero di nidi distrutti è stimabile nell’ordine di centinaia di migliaia, uccelli e nidi che le leggi nazionali e regionali dovrebbero tutelare”.

A riprova di questo scempio la Lipu cita i censimenti in corso a Firenze per la quarta edizione dell’Atlante Ornitologico urbano: in un chilometro di Arno a valle del Ponte all’Indiano è stata individuata una sola coppia di Usignolo di fiume, mentre in un tratto di 500 metri della Greve (zona Ponte a Greve) non è stata rilevata nessuna specie degli uccelli che nidificano lungo i corsi d’acqua. Semplicemente perché non c’è più la vegetazione che ospita i nidi.

Qualcosa evidentemente non ha funzionato. La Lipu Toscana a questo punto fa appello alla politica perché “sia recuperata la cultura dell’ambiente e per la gestione di questo delicato aspetto della vita dei fiumi si trovi il giusto equilibrio tra rischio idraulico e conservazione della biodiversità”.

Tags