Attualità

La questione ambientale è figlia dei cattivi modelli educativi

Da sinistra Manish Jain, Luigi Gallo e Guidalberto Bormolini.
Da sinistra Manish Jain, Luigi Gallo e Guidalberto Bormolini.
Per la quarta tappa del ciclo dedicato al Festival “L’Economia della Felicità” il parere degli educatori: “Dobbiamo imparare a disimparare per essere di nuovo felici”.

 

di Marcello Bartoli

PRATO – Il nostro modo di interpretare le relazioni, l’economia e l’ambiente sono legati a modelli educativi sbagliati, che abbiamo seguito e che ci hanno progressivamente allontanato da noi stessi e da un senso olistico della vita. E’ quanto hanno sostenuto autorevoli esperti di educazione alla 18esima conferenza “L’Economia della Felicità”.

L’indiano Manish Jain, co-fondatore di Swaraj University per la rigenerazione della  cultura, dell’economia e  dell’ecologia locale, ha parlato di economia delle relazioni e di ricostruzione della sapienza locale: “Possiamo incontrarci ed entrare davvero in connessione senza tecnologia. Molte persone nel mondo stanno ormai abbandonando i modelli di riferimento tradizionali, le università o il lavoro fisso, per provare ad avere uno stile di vita più armonioso. Gandhi parlava di non collaborazione con il sistema dominante. Tra 25 anni diremo che l’attuale sistema educativo è di tipo intensivo, una specie di crimine contro l’umanità. La scuola colonizza il nostro pensiero con i paradigmi utili alla globalizzazione. In India nessuno aspira a diventare contadino; non riusciamo a immaginare una vita felice senza il dio denaro. Impariamo solo il dominio e la competizione e la sacra Madre Terra è qualcosa da mercificare. Dobbiamo dunque imparare a diseducarci. Abbiamo sì bisogno di intelletto ma anche di conoscenza dei nostri corpi, della Terra e dello spirito”.

Per Luigi Gallo, presidente della Commissione Cultura, Scienza e Istruzione della Camera dei Deputati, è guardando il mondo con gli occhi di un bambino che riusciamo a capire i nostri errori: “I bambini mettono in discussione i nostri modelli, sta a noi preparare un’educazione differente affinché il bambino non ci metta in crisi. La crisi economica, ecologica ed esistenziale è figlia della separazione dalla Terra e dagli altri che il sistema educativo ci ha inculcato attraverso la valorizzazione del cervello e la mortificazione del corpo e delle emozioni. Il Manifesto dell’Educazione Diffusa, di cui sono portavoce, implica delle esperienze con il corpo e le emozioni. Si è spenta la relazione con noi stessi e gli altri; dobbiamo ritrovare il bambino che è in noi e la spiritualità”.

Guidalberto Bormolini, docente al Master “Death Studies & the End of Life” dell’Università di Padova, sostiene che l’ecologia non può essere separata dalla questione sociale. “Per dirla con il Papa, non si può conciliare la rendita finanziaria con la difesa dell’ambiente. Per cambiare il nostro modo di essere ambientalisti dovremmo sentire dentro di noi il sogno di cambiare e cantare una canzone ottimista; le nostre parole di cambiamento non corrispondono a quello che abbiamo dentro. L’Eden perduto lo dobbiamo cantare dentro di noi, cantare la natura, i fiori e gli animali, accogliendo l’amore”.

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