Rinnovabili

Parco eolico di Badia Tedalda, Legambiente rompe il fronte del no: “Veti incomprensibili”

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I comitati regionali di Emilia-Romagna e Toscana: “Non c’è più tempo, il cambiamento climatico ha già devastato l’Appennino Tosco-Romagnolo”.

 

Redazione
2 maggio 2025

BADIA TEDALDA (Ar) – Il cambiamento climatico ha già devastato l’Appennino tosco-romagnolo e c’è il rischio elevato che questi fenomeni si ripetano, ragion per cui l’impianto eolico di Badia Tedalda (Badia del Vento) va fatto. Legambiente rompe il fronte del no e si schiera a favore di un progetto che continua a far discutere e a dividere istituzioni, comitati e associazioni. Si tratta dell’installazione di sette pale eoliche di 180 metri a Badia Tedalda, nell’alta provincia di Arezzo, al confine con Marche ed Emilia Romagna.

La Regione Toscana è orientata a dare parere positivo (ma la decisione finale è slittata al 14 maggio); la Regione Emilia-Romagna invece si oppone fermamente – qualcuno già la chiama ‘la battaglia del vento’ – e ha chiesto alla Toscana di sospendere l’iter autorizzatorio. Le motivazioni comprendono ragioni paesaggistiche e preoccupazioni per gli impatti sull’avifauna.

Una richiesta di sospensione che Legambiente ritiene stonata e incomprensibile. “Emilia-Romagna e Toscana sono tra le regioni più colpite dagli effetti del cambiamento climatico negli ultimi anni – sostiene l’associazione ambientalista – dalle prime alluvioni che hanno colpito il territorio romagnolo e il crinale tosco-romagnolo nel 2023 fino agli eventi più recenti del marzo 2025, che hanno interessato i due capoluoghi e il territorio circostante, è evidente l’effetto del riscaldamento globale causato dalle emissioni di gas a effetto serra da parte delle attività umane”.

La transizione energetica è un processo complesso ma proprio per questo “deve trovare il sostegno responsabile da parte delle Istituzioni e di ogni singolo rappresentante politico. Questo non sta però avvenendo nel caso dell’impianto eolico di Badia Tedalda”.

Attenzione poi a non usare il paesaggio come alibi per continuare a scommettere su metanodotti e rigassificatori, secondo un modello economico che continua a trovare alleati nei decisori politici che ostacolano le rinnovabili. Una transizione energetica ben fatta richiede un mix equilibrato di fonti in cui eolico, fotovoltaico e agrivoltaico sono essenziali e complementari. Bloccare quindi l’eolico sull’Appennino, anche quando gli impianti sono progettati correttamente e collocati nei pochi punti in cui la disponibilità di vento è adeguata, è incomprensibile se davvero ci si vuole impegnare in modo corale nel contrasto alla crisi climatica”.

Legambiente chiede quindi un confronto e un incontro alle due Regioni interessate:Servono leggi coraggiose per l’individuazione delle aree idonee e piani energetici regionali che consentano di arrivare al più presto a emissioni nette zero: più tempo aspettiamo, peggiori saranno le conseguenze meteoclimatiche che dovremo affrontare”.

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